CROAZIA
 

MAGGIO 2009


ITINERARIO:  Savudrijia - Umag -

Novi Grad

16 maggio 2009


Sono da poco passate le 6.30 del mattino quando comincia una nuova piccola avventura, stavolta una vacanza, destinazione Croazia, Savudrija, ovvero, il faro di Savudrija. Compagna di viaggio sarà Monica, insieme abbiamo deciso questa cosa bizzarra del pernottamento in un faro tempo fa, navigando sul sito Adriatica.net. Per l’occasione, abbiamo noleggiato un piccolo pandino, e con quello, in poco più di 4 ore di autostrada insolitamente vuota, arriviamo alla prima frontiera, quella slovena. Rapido controllo documenti, il solito saluto chissà perché in spagnolo, e dopo qualche chilometro, la scena si ripete sul versante croato. Arriviamo a destinazione poco prima di mezzogiorno, percorrendo piccole strade che costeggiano il mare Adriatico, che però è nascosto dalla fitta vegetazione, pura macchia mediterranea, terra rossa. Siamo a Savudrija, un minuscolo concentramento di villette, molte delle quali ancora in costruzione, un paio di campeggi attrezzati con qualche camper, e soprattutto il più antico faro in uso nell’Adriatico, eretto nel 1818 come pegno d’amore dal conte Meternich verso una nobildonna croata. Il faro è imponente, in pietra bianca, alto 36 metri, con a fianco la casa dove pernotteremo. Incontriamo qui Milin, il guardiano del faro, un signore gentile che si sforza nel balbettare qualche frase in italiano, e ci mostra l’appartamento, fatto di due camere, un ampio ingresso, il piccolo bagno e la cucina attrezzata! Sono per la prima volta in un faro! E dalla finestra della camera, già vedo il mare. Erano anni che tra un viaggio e l’altro non mi capitava di tornarci, e vedendolo, sentendolo, mi accorgo di quanto mi sia mancato. Ci cuciniamo una veloce pasta con sugo e tonno, e poi fuori, ad esplorare la zona. C’è una leggera brezza, il tempo è un po’ incerto, il sole ogni tanto si affaccia. La struttura del faro è circondata da un prato, Milin deve aver da poco tagliato l’erba, al di là del faro, ad una decina di metri, le rocce che danno sul mare. Non c’è una vera spiaggia, ma piccoli passaggi per arrivare alle pietraie dove potersi fermare a prendere il sole e a bagnarsi, tutto intorno tanta vegetazione spontanea, soprattutto pini marittimi di tutte le forme e dimensioni. Il luogo è molto tranquillo, c’è poca gente, anche due nudisti, non si fatica a trovare un posto senza persone, anzi. Facciamo due passi lungo l’area attrezzata per il campeggio, lungo la costa, da lì a 300 metri un’ ampia rotonda, due ristoranti e nulla più. Son curiose delle strutture di legno con dei ganci all’estremità, che sorreggono in aria a qualche metro dal livello mare, alcune piccole imbarcazioni di pescatori; a fianco ad una di queste ci fermiamo un po’ di tempo, scegliendola come nostra prima spiaggetta. Ho anche il tempo per scivolare in acqua, ingannato da un viscido lastrone di pietra scambiato per sabbia! Vabbè, primo bagno accidentale. Però che bello, mi mancava davvero il suono del mare, il guardare la sua vastità, il suo moto continuo. Come sempre, quando stacchi dalla quotidianità, la mente si apre, e mi tornano in mente le vacanze da ragazzino sul mare Adriatico, a Caorle, a Bibione, con la mia famiglia, e perfino lucidi ricordi del viaggio alle Maldive di qualche anno fa…Non c’è molto da fare qui, se non passeggiare lungo la costa, tra le stradine battute, dove passa qualche bicicletta e solo raramente qualche auto. C’è molto silenzio, ma la cosa più bella sono gli odori che si riescono a distinguere nettamente: è un continuo mix di natura, è fortissimo quello di gelsomino, anche di erba, non ero più abituato a distinguerli così tanto. L’aria è talmente pulita forse dalla brezza del mare, che anche passando a fianco ad un piccolo bistrot, si riescono a distinguere nettamente gli odori dei cibi che stanno cucinando. Che pace. Alcuni scorci sono da cartolina, e ovviamente la mia macchina fotografica ha il click facile. Monica torna al faro per riposarsi un po’, io (dopo essere riuscito a fare uscire dall’appartamento due piccole rondini entrate dalla finestra!) ne approfitto per osservare tutto attorno il nostro faro. Ammirandolo dal basso è proprio imponente, chissà se si può salire fino in cima, domani chiederò a Milin il guardiano. Alla base, dal lato che da verso il mare, una scritta in latino : “cursibus navigantium nocturnis dirigendis - Franciscus I - E.I. MDCCCXVIII“ e una bandiera croata. Scendo giù tra le rocce e la vegetazione e dopo anni, anche io riesco a sdraiarmi come una lucertola al sole (che nel frattempo è spuntato) per un po’, facendomi coccolare dal suono della risacca. Non mi stancherei mai di questo rumore, l’acqua continua ad entrare tra le rocce, per poi tornare indietro, e così via ininterrottamente, mentre qualche piccolo mollusco sembra non risentire per nulla della forza dell’acqua e se ne sta attaccato alla roccia. Dietro di me vegetazione, qualche grande pino marittimo che nasconde un po’ la base del faro, e davanti a me l’immensità del mare…Si ci voleva.

Verso sera, doccia rigenerante e poi di nuovo fuori, a godermi un lungo tramonto, il sole che lentamente va ad adagiarsi oltre la linea dell’orizzonte, in mare. Il cielo pian piano diventa rosso, e il colore dell’acqua in movimento assume delle tonalità blu acceso e quasi oro, qualche piccola imbarcazione a vela all’orizzonte; anche la luce, sempre più debole, che si riflette sul bianco del faro, è calda e particolare; ora che il sole è ormai sparito nel mare, l’aria si fa più frizzante. Io e Monica andiamo a cenare al Bistrot Feral, su una bellissima terrazza che dà sul mare, ancora tinto di varie tonalità tra il viola e il blu. Ottimo prosciutto istriano, e una porzione di merluzzo a dir poco generosa! Il faro ora nella sua parte terminale, emana fasci di luce davvero suggestivi, peccato solo non poterlo fotografare, mi manca un cavalletto! Intanto, dall’Italia, mi arrivano sul cellulare gli aggiornamenti calcistici…fra qualche minuto per la quarta volta consecutiva, il popolo neroazzurro scenderà a festeggiare l’ennesimo titolo di Campioni di Italia, che orgoglio…peccato stavolta non esserci a godermi l’ennesima festa, ma non esisteva miglior modo per finire questa prima giornata da guardiano del faro!


17 Maggio 2009


Ore 7 del mattino, c’è un’arietta frizzante appena apro le finestre della mia camera. Gli unici rumori che si distinguono sono il canto di qualche uccellino, e una leggerissima risacca marina. Oggi c’è il sole e il mare sembra una piatta tavola blu. C’è una pace e una tranquillità difficile da descrivere, nessuno in giro, e se dalla finestra mi volto alla mia sinistra, ho a qualche metro il faro più antico dell’Adriatico! Un buon inizio direi. Dopo una colazione fai da te, con Monica passiamo la mattina sugli scogli a prendere il sole; ogni tanto “stacco” cercando qualche spunto fotografico tra le rocce, qualche mollusco o qualche particolare riflesso dell’acqua, che oggi è calma e limpida.  Peccato che entrare in acqua, tra le rocce, non è fattibile se non per pochi passi, troppo pericoloso, bisognerebbe essere dotati di scarpette. Ma va già bene così. Dopo tre ore la mia sopportazione del sole che nel frattempo picchia sempre di più, arriva al limite, e mi rintano in camera. Monica mi raggiunge, e insieme andiamo a pranzare in un piccolo ma affollato ristorantino sulla costa. Oggi è domenica, il campeggio si è affollato e nel pomeriggio ritrovare scogli liberi e deserti è un’impresa, quindi decidiamo di prendere il nostro pandino e andare a scoprire i paesi lungo la costa istriana, partendo da Umag che dista una decina di chilometri da qui. Umag è un piccolo paese, con una grande piazza abbastanza anonima, e qualche stretto vicolo davvero suggestivo, fatto di vecchie case in pietra, coi panni stesi da un lato all’altro, e vasi di gerani rossi alle finestre. Ci sono tanti ristoranti, il porticciolo e nulla di più. Mi aspettavo qualcosa di meglio, tra l’altro oggi essendo domenica, i negozi sono chiusi, eseguo giusto il primo prelievo bancomat di Kune, la moneta locale, quindi propongo a Monica di provare a vedere anche Novi Grad, qualche decina di km più a sud. La strada che collega Umag a Novi Grad è molto bella, piena di campi di fragole e vigneti a perdita d’occhio, il tutto contornato da piccole colline verdi, e la terra rossa. Urge un benzinaio, fatichiamo un po’ a trovarlo, nonostante le indicazioni di qualche passante che mastica qualche parola di italiano, ma alla fine ce la facciamo, anche la nostra pandina ha avuto il suo lauto pranzo, un pieno 200 Kune, meno di 30 euro. Novi Grad è la versione un po’ più grande di Umag. Tipico paese di mare, tanti ristoranti soprattutto lungo il molo, un’antica chiesa la cui facciata principale dà sul mare, e anche qui qualche scorcio di belle casette antiche. Ci torneremo domani, per vedere qualche negozio aperto e magari provare uno di questi invitanti ristoranti. Torniamo a Savudrija, e lungo la strada ci fermiamo a comprare un cestello di fragole, vendute al bordo strada direttamente dai coltivatori, e non a caso sono squisite, tra le fragole più buone mai mangiate!

Ore 23.23: sono qui che scrivo queste righe nella mia camera, nel silenzio assoluto. Son da poco salito per la prima volta su un vero faro, sul faro più antico dell’Adriatico! E’ stata una bella emozione! Con Milin, il guardiano, ci siamo dati appuntamento per le 20, giusto in tempo per ammirare il tramonto. Già prima di salire però, ero certo che non ci sarebbe stato il tramonto rosso fuoco della sera prima, cielo troppo sereno e classica fascia di cappa di foschia all’orizzonte. Cominciamo con Monica a salire, Milin ci spiega dove, e ci raggiungerà dopo. All’entrata dei grandi generatori, qualche attrezzo e poi la scala a chiocciola che ci porterà in cima, con al centro un’ asse di acciaio che porta dei cavi. Vista dal basso fa impressione. Salgo a passo veloce, anche se è faticoso fare i gradoni di pietra tutti a giro, ma la voglia di arrivare in cima è tanta. Le scale a chiocciola terminano su una minuscola stanzetta (anche lì altri generatori e interruttori vari), da dove parte un’altrettanto maiuscola scaletta rossa in acciaio, bisogna stare attenti alla testa perché sale in cima ad una piccola e stretta botola che porta proprio all’altezza delle gigantesche lampade che illuminano il faro! Ci sono, sono in cima! Da qui, sempre muovendosi tra piccoli generatori in poco spazio, una porticina da sulla balconata circolare all’estremità superiore del faro. La vista è indescrivibile quanto emozionante: l’immensità del mare visto dall’alto lascia senza parole, è stupendo, un’infinita tavolozza blu intenso a perdita d’occhio, e poi la costa rocciosa, la ricca vegetazione, e la casetta dove alloggiamo, sotto di noi, sembra di essere su una mongolfiera, sotto tutto piccolo, i pochi camper rimasti nell’area campeggio, qualche barchetta in mare…Sono su un faro, e quando mi ricapita una cosa simile?! Nonostante le vertigini si facciano sentire eccome, continuo a scattare foto, anche Monica è presa dallo stesso raptus fotografico. Arriva anche Milin dopo un po’ con la sua macchinetta per farci una foto, ma ha problemi con la batteria e quindi torna giù, spiegandoci come chiudere la porticina prima di scendere. Intanto il faro si illumina, due grandi lampadine accendono i grandi vetri a cerchi concentrici, che sono poi quelle che emanano i lunghi fasci di luce che continuano a girare illuminando il cielo in tutte le direzioni, e le nostre teste sono proprio a fianco a questi lampadoni! Bellissimo, sembra davvero di essere i guardiani del faro per qualche minuto. Come già immaginavo il sole si è nascosto dietro la fascia di foschia all’orizzonte, ma la luce che emana è comunque particolare e calda, le tonalità questa volta vanno dal blu intenso, fino a diventare sempre più tenue. Cominciamo a scendere. Milin giù ci aspetta e dal suo computer, in una sala al piano terra, ci fa vedere alcune foto del faro, di alcuni vecchi ospiti (compresa una che è riuscito poi a fare a noi mentre scendevamo) e di lui e sua moglie, commentandocele sempre col suo italiano un po’ buffo e balbuziente: si vede che è una persona squisita. Lo ringraziamo tanto, ci invita a risalire anche il giorno dopo con la luce del giorno. Siamo entusiasti di questa esperienza, e delle vedute che ci ha regalato il nostro vecchio faro. Scarichiamo subito le foto a pc da quanto siamo curiosi, poi una pasta e le buonissime fragole di oggi…per chiudere in bellezza questa seconda giornata di vacanza croata.


18 Maggio 2009


Ultima notte al faro, passo qualche minuto seduto sulla finestra ad ammirarlo, qui a pochi metri da me, con i suoi fasci di luce che illuminano il cielo stellato, davanti a me le ombre di qualche albero, e poi, stavolta leggerissimo, il suono del mare, ormai calmo. Il silenzio è quasi surreale…La giornata di oggi è cominciata proprio con una nuova salita su per il faro, stavolta nella più totale solitudine, Monica infatti ha preferito rimanere in casa mentre Milin, il guardiano, mi ha detto di salire tranquillo che ormai la strada la conosco. E così su, per le interminabili scale a chiocciola, e poi l’ultimo stretto passaggio sulla scaletta rossa in ferro, per essere di nuovo in cima! Il sole stavolta è alle spalle del mare, e dall’alto il panorama dell’acqua verde smeraldo e della costa è bellissimo! Oggi è lunedì, al campeggio non è rimasto più nessuno, solo qualche sparuto camper con qualche anziano. Scendo dal faro, e insieme a Monica andiamo a trovare uno scoglio libero: impresa fin troppo semplice, siamo i soli su tutto il tratto di costa, che bello. Alterno un po’ di sole e un po’ di equilibrismi camminando tra le rocce fin dentro l’acqua, cercando di non mettere piede nei sassi più scivolosi. Il tempo scorre così, pazientando per fotografare una lucertola che si nasconde tra le pietre, e riuscendo invece a scattare qualche bella foto ad una coppia di gabbiani che vola a pochi metri dalle nostre teste: i loro versi, oltre alla risacca marina, sono gli unici rumori di tutta la mattina…Verso le 13 andiamo a pranzo al Bistro Feral, nella sua terrazza sul mare (e scopriamo anche, il minuscolo mini market del paese, c’è perfino il bancomat), tornati ci concediamo un po’ di relax, Monica va a dormire, e, cosa che non mi capitava da tanto, anche io riesco ad appisolarmi per una mezz’ora, cullato dal suono del mare che proviene dalle finestre aperte della mia camera. Decidiamo di fare un veloce giro a Umag, per comprare qualcosa. Con i negozi aperti è un po’ più viva, anche se di particolare da acquistare non trovo nulla, anche ne market del paese, le uniche cose che trovo per me sono dei tè alla mela e cannella e arancia e cannella. Tornati a Savudrija, precedo Monica e vado su uno scoglio a contemplare il mare: c’è un po’ di alta marea, anche adesso questo tratto di costa è deserto, io, l’Adriatico e qualche granchio che man mano che il sole si fa più debole, esce timido allo scoperto. Intanto la mia mente viaggia, torna a luoghi visti e vissuti in giro per il mondo, questa serenità favorisce i pensieri, i ricordi, i rimorsi…e penso, come l’altro giorno, anche a quando da bambino e poi da ragazzino, passavo le estati con la mia famiglia su questo mare…il sole intanto cala, nascondendosi dietro ad una grande nuvola all’orizzonte, e disegnando anche stavolta tavolozze di tanti colori dalle tonalità sempre calde, qualche piccola barca all’orizzonte rende il tutto ancora più artistico. Ma è quando il sole va a nascondersi del tutto che arriva la sorpresa più bella e inaspettata, un branco numeroso di delfini che saltano fuori dall’acqua, da lontano. Saranno una ventina circa, non sembra nemmeno di essere sull’Adriatico! Scambio qualche messaggio con Graziana,  penso tanto al piccolo sogno che porta nel suo pancino…È l’ultima notte qua al faro, e continuando a starmene sulla finestra per ammirarlo, alla fine ho dato involontaria ospitalità a diverse falene, che stanotte mi terranno compagnia.


19 Maggio 2009


E’ l’ultimo risveglio col suono del mare e il canto dei gabbiani, uhf…il chek out dal faro è previsto per le 10, stavolta non ho tanto da sistemare nel mio zaino, anzi, è una pratica insolitamente rapida. Ci sono le ultime fragole da finire, e poi salutiamo il nostro faro. Milin come al solito è gentilissimo, ci saluta e lo ringraziamo, poi ci spostiamo in una spiaggetta poco distante, stavolta pochi scogli, ma sassi stile liguria. Mattinata di mare, prima di ripartire dopo il pranzo in un piccolo ristorante sulla baia di Savudrija. La breve vacanza volge al termine, anche oggi fa caldo e il cielo è limpido, siam stai fortunati, e dire che le previsioni davano pioggia! Bello il faro e ci voleva questa breve parentesi di tranquillità. Dalle piccole e poco trafficate stradine, mano mano arriviamo alle frontiere, prima quella croata, poi a poche centinaia di metri quella slovena, controllo più formale che altro, alla frontiera italiana invece neanche quello…le colline verdi e ricche di macchia mediterranea danno ormai spazio alle orrende colate di cemento sul versante nostrano, Trieste, Italia, la vacanza è finita.

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